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MATTEO, BRINDISI AL FUTURO

Contattiamo Matteo in Febbraio, reduce dall’ennesimo lockdown. Abbiamo notato le sue stories su Instagram, con grande presenza racconta ogni giorno il suo mondo, fatto di vigneti, uve, fantastiche bottiglie e duro lavoro. Niente di strano, siamo in Franciacorta, terra di bollicine e grandi lavoratori. Il fisico di Matteo, alto e statuario, racconta anche un’altra storia; una storia di successi sportivi (è stato campione italiano di rugby con il Rugby Calvisano – ndr) conclusi con la scelta di dedicarsi alla cantina di famiglia a fianco di papà Luca.

  1. Ciao Matteo! Riesci a fare un bilancio del tuo primo anno in cantina?

Direi che come primo anno nel mondo dei “grandi” è stato un battesimo del fuoco per me, entrare in una piccola azienda nel pieno di una pandemia credo che non sia facile per nessuno, ma devo dire che ho portato una ventata di aria fresca e innovazione che ha dato i suoi risultati quindi sono soddisfatto.

2. Ami molto la tua famiglia? Quanto contano per te gli affetti? Quanto è importante il rapporto con tuo padre?

Sono cresciuto in una famiglia molto bella. Ho la fortuna di avere due genitori che si amano ancora dopo 26 anni, una sorellina e una nonna che considero come una seconda mamma.

Detto questo, ho un rapporto sincero e diretto con la mia famiglia. Un discorso a parte va fatto per mio padre perché, oltre al ruolo appunto di papà, è anche il mio “superiore” al lavoro ahahaha.

Quindi ci vediamo un sacco di ore e qualche volta la divergenza di idee ci porta allo scontro ma sempre nel massimo del rispetto e consapevoli che vogliamo entrambi la stessa cosa: il bene dell’azienda

3. Ti sappiamo molto attivo sui social, seguiamo con grande interesse le tue storie instagram, dove ogni giorno, racconti la tua vita in cantina. Quali sono le innovazioni che hai in mente per questa splendida realtà?

La situazione che ancora oggi stiamo vivendo ha portato il mondo a cambiare per non soccombere. Mi è sempre piaciuto comunicare la mia passione ma ero chiuso in casa o al lavoro nei campi, allora anche grazie al mio amico Matt the Farmer che mi ha spinto nell’iniziare ( fortissimo you tuber) ho preso in mano il cellulare e iniziato a raccontare la vita della mia realtà dall’interno ma senza quei filtri da favola, volevo portare la realtà di un lavoro faticoso come il nostro.

Una delle numerose stories di Instagram

Per il futuro ho già parecchie attività e novità in cantiere ma fino a quando la situazione non si stabilizzerà non credo di partire con i miei progetti, soprattutto perché richiedono la vostra presenza.

Chiamarle innovazioni è esagerato, non ho scoperto nulla, però mi diletto anche io con quiz e live su Instagram e chissà, magari mi vedrete anche su Twich nei prossimi mesi

4. Nel rugby è fondamentale fare squadra e non arrendersi mai. Trovi delle analogie con la gestione di una cantina?

Per gestire una cantina a 360° ci vogliono anni di esperienza che io attualmente non ho. Ma proprio come in un campo da rugby hai la fortuna di non essere solo e di avere sempre dei compagni al tuo fianco, per sostenerti e lottare con te. Ci si sostiene e una parola esperta nei momenti di difficoltà vale moltissimo!

5. Come è nata la cantina “Il dosso”? Il futuro? Come lo vedi?

“Il dosso” nasce nel 1997 come il sogno di mio nonno Augusto che purtroppo, scomparso nel 1990 non ha mai visto sbocciare. Mio padre, Luca, gli aveva promesso di portare in tutta Italia il nostro Cognome con vini di qualità. Ecco come è nata questa pazzia fatta da Luca e ci aggiungo anche mia mamma che lo ha assecondato. Il futuro è tutto nelle nostre mani, ci stiamo concentrando nella produzione di vini di nicchia, fuori dai canoni standard e questo è un territorio pericoloso dove collocarsi. Però crediamo ciecamente in ciò che facciamo e siamo mossi da 6 generazioni di passione per questo fantastico lavoro. Quindi bisogna solo rimboccarsi le maniche e come ripeto spesso nelle storie Instagram “Avanti Tutta”

Matteo e papà Luca al lavoro tra le loro amate bottiglie

6. Cosa vuoi dire ad un giovane che vuole avvicinarsi al tuo lavoro?

Ad un giovane direi che ci vuole tanta tanta passione e pazienza. La terra è fatica e sudore, oggi esistono scorciatoie per arrivare ad una bottiglia di vino finita, ma la soddisfazione nel servire un calice di vino fatto con le tue mani magari 5/6 anni prima non la cambierei con niente al mondo. Se non lo avete mai fatto non potete capire la soddisfazione.

Matteo cura direttamente le degustazioni, è diplomato sommelier

Grazie Matteo! E salutaci tuo padre Luca!

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