STORIE DAL MONDO – Valentina, da babysitter a San Francisco.

STORIE DAL MONDO – Valentina, da babysitter a San Francisco.

Quello di Valentina è uno dei primi nomi che ci viene in mente, quando parliamo di Erbuschesi che stanno costruendo il loro futuro lontani dalla terra d’origine.

Valentina Zerbini, classe 1984, terza di quattro fratelli, coglie l’occasione al volo quando le viene proposto di trasferirsi nel Stati Uniti per fare la babysitter. E poi, come recita un famoso proverbio, «da cosa, nasce cosa».

Ciao Valentina… Da Erbusco agli Stati Uniti, destinazione San Francisco. Cosa ti ha spinta a prendere questa decisione?

Ho lasciato Erbusco per gli Stati Uniti, e per la precisione San Francisco, circa 16 anni fa. Frequentavo il secondo anno presso l’Università Cattolica di Brescia e tutto all’improvviso… hai presente quando incontri qualcuno per caso? A me è capitato di conoscere, tramite una zia, una giovane signora di Brescia, ricercatrice, mamma di due bambine, che viveva a San Francisco con il marito ma che era venuta in Italia per qualche mese. Ho cominciato ad aiutarla nel weekend anche per “racimolare” qualche soldino e ridendo e scherzando mi ha proposto di andare a vivere con loro per sei mesi a San Francisco così da poterla aiutare un po’ con le bambine, e con l’opportunità di frequentare una scuola di Inglese al mattino. Rifiutare una proposta così, sarebbe stato da folli! Ricordo ancora di essere andata a casa quel giorno e di aver controllato sulla mappa dove si trovasse esattamente San Francisco. Sapevo fosse in California ma vederlo sulla cartina mi fece davvero un grande effetto. Era letteralmente dall’altra parte del mondo.

Sicuramente avrai provato tante emozioni in questi tuoi sedici anni! Qual è stato il tuo ricordo più significativo?

Negli anni le emozioni sono state tante. Prima fra tutte è stata il mio primo viaggio a San Francisco. Ero abituata a viaggiare con la mia famiglia, chilometri e chilometri in auto per l’Italia e l’Europa ma quello fu il mio primo viaggio in aereo. 10 Dicembre 2004. Devo ringraziare tutt’oggi i miei fratelli per avermi spinto a fare questa esperienza e i miei genitori per avermi dato fiducia e avermi lasciato partire. 

Da 16 anni negli Stati Uniti. Che percorso ha seguito la tua crescita personale e lavorativa?

Sono passati tanti anni dalla prima volta che ho messo piede in America e non è sempre stato facile. Per poter rimanere in America c’è bisogno di un visto (un permesso) e una volta che questo scade non ci sono molte alternative. Io ho avuto la fortuna di ottenere un visto da studente per molti anni che poi si è trasformato in visto di lavoro per un anno. Ho studiato cinema e televisione che erano poi le materie che stavo studiando all’Università Cattolica prima di partire.  Poi ho lavorato un anno presso l’università di Medicina di San Francisco occupandomi della catalogazione di video di pazienti con disturbi sulla memoria. Ho comunque sempre fatto la babysitter per diverse famiglie, sempre di medici e ricercatori, a San Francisco, con cui sono ancora in contatto. Anzi, un paio di questi bambini sono ora ragazzi al loro primo anno di Università. Il tempo passa.

Dall’inizio come babysitter ad oggi, grandi cambiamenti. Di cosa ti occupi oggi e qual è il tuo ruolo all’interno dell’azienda per la quale lavori?

Nel 2011 sono tornata in Italia perché il mio visto era in scadenza, viaggiando negli Stati Uniti per periodi di 6 mesi qua e là negli anni successivi. Nel frattempo ho partecipato alla lotteria per la Green Card, un processo lungo ma che a volte porta buoni frutti. Infatti nel 2013 sono stata selezionata e nel 2014 sono rientrata in America come residente. Poco dopo ho iniziato a lavorare presso la Scuola Internazionale a San Francisco, una eccellenza, ad immersione italiana e dove e tutt’oggi lavoro.

Sei riuscita ad ambientarti velocemente in una nuova città?

Il primo mese non è stato facile, non ero abituata al suono dell’inglese-americano. Non mi sembrava di capire quello che le persone dicessero. Poi ho iniziato la scuola di inglese e ho incontrato tantissime persone da tutto il mondo e lì ho capito che non ero sola; tutti questi ragazzi dal Giappone, Cina, Korea, Francia, Spagna, Turchia, Colombia… erano tutti li per imparare questa lingua. E questo mi diede forza perché per capirci, per uscire a mangiare insieme o fare delle passeggiate dovevamo parlarci in una lingua che non era nostra. San Francisco poi è una città di piccole dimensioni: certo venendo da un paese come Erbusco, all’inizio sembrava grande ma, con la cartina in mano, ho iniziato a girare la città a piedi, con i mezzi pubblici e poi in auto. E ad oggi, posso ritenermi un’ottima fonte di informazione; se devi spostarti da “punto A” a “punto B” di questa città posso darti le indicazioni corrette, senza l’aiuto di Google Maps.

Quali progetti avevi quando sei partita, e quali sono i tuoi progetti futuri?

Non avevo molti progetti, avevo 20 anni. Ero molto contenta e mi sentivo davvero fortunata per questa possibilità. Non è stato facile, mi è sempre mancata tanto la mia famiglia ma poi pensi alle opportunità e alla giovane età e dici… «o lo faccio adesso, o mai più». I progetti futuri sono quelli di avere una famiglia. Mi sono sposata un anno e mezzo fa proprio a Erbusco e mio marito è Americano.

L’Italia è casa e famiglia, e la tua famiglia si divide tra la Franciacorta e Bologna dove vive tua sorella. Con quale frequenza torni in Italia?

La mia famiglia è in Italia e quella di mio marito è in New Jersey, sulla coast est dell’America quindi solitamente dividiamo le nostre vacanze andando in Italia d’Estate e passando il Natale in New Jersey.  Purtroppo per via della pandemia non torniamo in Italia o in New Jersey dal 2019.

Tra gli affetti di Valentina in Italia, ci sono anche 4 nipoti. Come vivi questo ruolo di “zia a distanza”?

Verissimo. Tra i miei affetti in Italia ci sono anche ben 4 nipoti. Purtroppo per via del fuso orario riusciamo a video-chiamarci solo nel fine settimana ma whatsapp rimane un ottimo strumento per mandarci messaggi vocali o fotografie giornalmente

Come è la vita di una franciacortina all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?

Una franciacortina pensa sempre al cibo e al vino buono. Se ti siedi al ristorante e trovi un Franciacorta sulla lista dei vini, ti si illuminano gli occhi, sei orgogliosa e inizi a parlare della tua terra. La principale differenza è che San Francisco è una città che raccoglie tante culture diverse, le persone vengono, realizzano sogni e poi ripartono ma costituiscono un arricchimento di lingua e cultura.

Raccontaci qualche curiosità su San Francisco e sulla California!

San Francisco è il centro dell’innovazione (Silicon Valley). Ti regala dei panorami incredibili. Da un lato c’è l’Oceano Pacifico e dall’altro c’è la baia. In un’ora sei a Napa Valley, la zona dei vini. In tre ore sei a Lake Tahoe dove si può sciare. Se ti sposti anche solo di qualche ora incontri già uno dei parchi nazionali più belli al mondo. 

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?

I vigneti fuori casa ed il lago. Tutto quello che mi ricorda l’infanzia. 

E se potessi portare qualcosa di San Francisco (o della California) in Franciacorta, cosa porteresti?

I parchi. Nella città di San Francisco ci sono più di 200 parchi. E sono stati la cosa più preziosa che la gente potesse avere in questo anno di pandemia. 

Vivi Franciacorta

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