STORIE DAL MONDO – Martina, dall’anno sabbatico all’Università a Londra. Prossimo obiettivo, la laurea.

STORIE DAL MONDO – Martina, dall’anno sabbatico all’Università a Londra. Prossimo obiettivo, la laurea.

Martina Pagani, classe 1997, lascia Adro all’età di 20 anni, destinazione Londra. La consapevolezza che i risultati all’Università non erano quelli sperati, prende il coraggio a due mani e sceglie di fare quello che “vuole” lasciando da parte quello che “crede giusto”. Tra ricordi e trasferimenti, nasce una nuova amicizia che le cambierà il futuro portandola nuovamente sui banchi di scuola. E oggi guarda con ottimismo al prossimo step: la laurea … ovviamente a Londra.

Da Adro e i suoi vigneti, con la vista sul Monte Orfano e con i profumi del Lago d’Iseo nell’aria, a Londra. A che età hai preso questa decisione, e cosa ti ha spinta a salire su quel volo? 

Ho lasciato Adro a 20 anni. Da sempre la mia idea è stata quella, una volta terminato il liceo, di prendere un anno sabbatico e andare a Londra come ragazza alla pari per imparare l’inglese. Ma la vita è fatta per cambiare le carte in tavola proprio mentre stai giocando e così, ultimato il liceo, decisi di provare a fare il test d’ammissione per Biotecnologie. Superato il test, ho iniziato a frequentare la facoltà di Biotecnologie a Brescia, ma non ero felice; al termine del primo anno, con gli esami che non stavano andando proprio come avrei voluto, ho deciso di lasciare l’Università e prendermi quel famoso anno sabbatico per imparare l’inglese. Era estate quando ho preso quella decisione e con il caldo, che normalmente da alla testa, per la prima volta ho avuto il coraggio di fare quello che “volevo” e non quello che “credevo giusto”. E così, alla fine, il 10 gennaio 2018 sono salita su quell’aereo e oggi sono ancora qua. 

In questi tre anni a Londra, qual è il tuo ricordo più significativo? 

È difficile pensare ad un ricordo in particolare. Il primo ricordo che mi viene alla mente, è sicuramente legato al mio arrivo in aeroporto, dove subito ho trovato ad accogliermi la famiglia che mi avrebbe ospitato. Poi, nell’album dei ricordi, ci sono un sacco di “prime volte”; la prima volta che sono andata in centro a Londra ed ero da sola, la prima mostra d’arte, la prima volta a ballare con gli amici, la prima volta che ho visto una volpe (e Londra è piena), la prima volta che la mia famiglia o i miei amici sono venuti a trovarmi, la prima volta a teatro, la prima volta a guidare dall’altro lato della strada. Come vedi, in soli tre anni, sono già successe tantissime cose da ricordare, che mi viene difficile trovare tra tutti questi, il ricordo più significativo. E poi mi piace godermi le piccole cose, tutto per quanto piccolo o grande è stato significativo.

Una metropoli, al cospetto di un piccolo paese di provincia. Hai fatto fatica ad ambientarti in questa nuova realtà? 

Qua prima della pandemia è sempre stato tutto frenetico. Non è stato difficile ambientarmi alla vita frenetica, ora cammino sempre come se stessi per perdere un treno. E in più mi sento quasi sempre produttiva. I trasporti qua sono molto buoni, però ci ho messo un po’ ad imparare ad usarli, specialmente treni e autobus. La prima volta che dovetti prendere il treno da Waterloo station (24 binari) mi sono resa conto che capire a che binario bisogna andare nella “mia” stazione di Rovato, in confronto è un gioco da ragazzi. Una volta imparato però si ha vita facile, le possibilità sono quasi infinite. E non si discute mai su chi deve guidare quando si programmano le uscite serali.

Parlando del tuo arrivo a Londra, quali progetti avevi quando sei partita? E quali sono i progetti futuri? 

Sinceramente non mi ricordo cosa pensavo quando partii. Volevo andare via e volevo fare un’esperienza e volevo imparare l’inglese. Mia mamma mi ha sempre detto che se mai avessi avuto il coraggio di partire non sarei mai tornata ed eccomi qua. E almeno fino ad oggi, devo ammettere che aveva ragione!

Quando sono arrivata, facevo la ragazza alla pari per una splendida famiglia. Avrei dovuto stare qui con loro per un anno, ma dopo due soli mesi con loro mi hanno detto che si sarebbero trasferiti ad Istanbul per lavoro durante l’estate e che, se avessi voluto, sarei potuta andare con loro. Non ci ho pensato due volte, e così ho accettato l’offerta; da Agosto 2018 ho vissuto tre mesi ad Istanbul. Tre mesi bellissimi, e un’opportunità per la quale sarò sempre grata! A gennaio dell’anno successivo, però, la mancanza di Londra si faceva sentire, e così decisi di tornarci ancora come ragazza alla pari. 

Nel frattempo, con un’amica conosciuta proprio qua, avevamo deciso di iscriverci all’Università in Scozia; lei è stata accettata ad Edimburgo, mentre io a Londra. E così le nostre strade si sono divise, ma noi siamo sempre rimaste unite. 

Per quanto riguarda il futuro, non ho dei progetti fissi; al momento faccio un passo alla volta, e il primo step sarà sicuramente la Laurea. Nel frattempo ambisco a fare qualche esperienza lavorativa in modo da iniziare una carriera subito dopo la laurea. Poi vedremo cosa arriverà, anche perché negli ultimi tre anni i miei progetti sono cambiati un numero infinito di volte. Al momento lascio tantissime opzioni aperte.

Da agosto 2018, tre mesi a Istanbul, per poi tornare a Londra a gennaio 2019. Quali esperienze hai vissuto in questo arco di tempo?

Sono partita per Istanbul a fine agosto 2018 e ci sono stata fino al 22 novembre 2018. Poi sono tornata a Londra per tre giorni, prima di passare il mese di dicembre (comprese le vacanze di Natale) a casa con la mia famiglia. Poi Capodanno in Costa Azzurra con i miei amici, e il 6 gennaio sono ripartita per Londra.

 7 trasferimenti in 3 anni. Tutti tra Adro, Londra e Istanbul?

Si, tutti questi trasferimenti sono stati tra case a Londra e Istanbul, e da e per Adro. 

Di cosa ti occupavi in Italia prima di partire? E di cosa ti occupi a Londra?

In Italia lavoravo in una pizzeria e aiutavo in negozio mio padre mentre facevo l’università. Qua ho completamente cambiato strada. Sono poche le professioni che richiedono uno specifica laurea qua e quindi ho deciso di studiare Politica, Relazioni Internazionali e Diritti Umani. Questa facoltà mi sta spingendo tanto dal punto di vista accademico. E non escludo la possibilità di lavorare in uno di questi settori un giorno ma al momento non mi voglio sicuramente limitare. L’università qua è molto diversa dall’Italia, non ci viene richiesto di imparare tutto ma ci viene data la possibilità di focalizzarci di più su quello che ci interessa particolarmente. Bisogna scrivere tantissimi saggi che richiedono ore e ore e ore di ricerca prima di essere in grado di scriverli. Al momento passo le mie giornate tra la biblioteca ed il lavoro. La mattina in biblioteca a fare ricerca ed il pomeriggio lavoro come babysitter in modo da riuscire a mantenermi durante gli studi. 

Da quando sei a Londra, qual è stata l’esperienza che ti ha lasciato il segno più indelebile? 

Farei fatica a nominare una sola esperienza. Sicuramente tutte le persone che ho conosciuto hanno reso questa mia esperienza quello che è. Forse l’esperienza più bella vissuta in questi anni è stato il viaggio in Italia in auto nell’estate 2019. Il mio ragazzo mi aveva proposto di andare in Italia in auto, io gli risi in faccia e bocciai l’idea ma alla fine mi ha convinto. Abbiamo organizzato tappe in Francia e Germania e dopo tre giorni siamo arrivati ad Adro. Prima della pandemia organizzavamo weekend in Belgio e nel Nord della Francia in auto ma decisamente arrivare ad Adro è stato imbattibile, non avrei mai e poi mai pensato di fare una cosa del genere. 

Come è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia? 

Sicuramente è diversa, molto diversa; non c’è il senso di comunità, e a volte non si conoscono nemmeno le persone con le quali si vive. Gli inglesi sono molto più freddi, non si dilungano in abbracci e baci, e se hanno bisogno di qualcosa vanno diritti al punto. Lavorando con i bambini mi sono resa conto che qua hanno delle routine rigidissime fin da piccoli, la scuola è molto più impegnativa, e nel pomeriggio fanno ogni tipo di sport e imparano a suonare strumenti musicali. E guai se si va a dormire passato l’orario stabilito. Forse è per questo motivo che sono freddi e sempre di corsa.

L’unico motivo per il quale li ho visti fermare è il pub! Qua non c’è l’aperitivo e non si esce alle nove di sera per una birra. Gli inglesi sono al pub dalle 2 del pomeriggio fino a tarda serata, a volte li si trova a bere anche quando esci per fare colazione!

Ah, anche la colazione è diversa; qua bisogna dimenticarsi del cappuccio con la brioche. Una full English breakfast (colazione completa) consiste in uova, pane (rigorosamente con il burro), pancetta, patate, pomodori, funghi, salsicce e tutto quello che ti può stare nel piatto! 

Sempre parlando di franciacorta e franciacortini, in questa tua esperienza londinese hai avuto modo di incontrare altri tuoi conterranei? 

Da quando sono a Londra ho incontrato tanti italiani; tanti bergamaschi e qualche bresciano. Ma al momento non ho ancora avuto la fortuna di incontrare franciacortini con i quali parlare della nostra splendida terra.

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore? 

Direi il lago, o forse le passeggiate tra i vigneti, non saprei scegliere. Ho fatto il liceo a Iseo ed il lago mi ha sempre calmata, è un panorama stupendo. Poi sono tanti i ricordi legati al lago, le domeniche con i nonni e i genitori sul lungo lago da bambina e poi il liceo e i miei amici, i pomeriggi in barca. Il lago mi fa proprio pensare alla spensieratezza delle domeniche pomeriggio d’estate e sicuramente la vista del lago con le montagne qua non è replicabile.  

Non ti è mai capitato di sentirti sola o di aver voglia di mollare tutto per tornare a casa?

Dire di no sarebbe una bugia, soprattutto durante la pandemia. Nel 2020 ho avuto la fortuna di passare il lockdown ad Adro; bellissime giornate sotto il sole nel giardino di casa. Quest’ anno, invece, l’ho passato a Londra e non è stato una passeggiata; quindi, direi proprio che la pandemia mi ha fatto sentire tanto la mancanza di casa e della mia famiglia e mi ha fatto riflettere sulle mie decisioni parecchie volte. 

Come si superano questi momenti difficili dove la mente pensa ai profumi ed ai colori della Franciacorta? 

Aspetti che passano e chiami casa spesso. Ero abituata a volare spesso per tornare a casa, il volo per Milano è economico e veloce, e da quando è cominciata la pandemia mi sento un po’ bloccata su quest’isola. Fortunatamente ho un fidanzato qua, e nonostante non viviamo insieme, aiuta molto in questi momenti difficili. Poi a volte devo anche fermarmi per un minuto e pensare a quello che ho raggiunto fino ad ora e ripensare alle scelte prese fino adesso. Mollare tutto e tornare al momento renderebbe vani molti sforzi fatti fino ad ora. 

Cosa porteresti della Franciacorta a Londra? 

Penso di essere scontata nel dire il cibo e il vino. Qua purtroppo la cultura legata al cibo non è così sentita come in Italia, la vita è frenetica e quasi tutti optano per la scelta più veloce; panino a pranzo e qualcosa nel microonde a cena. Io mi rifiuto di adattarmi a questo, ma la materia prima non è la stessa. Sicuramente ad Adro sono abituata bene, mio padre è macellaio e mia mamma e le mie nonne sono eccellenti cuoche, quindi il cibo è sempre stato ciò che univa tutti in casa. Il sedersi intorno ad un tavolo tutti insieme a mangiare qua non è una priorità. E in più il vino a casa ad Adro non manca MAI! 

Se tornando in Franciacorta potessi mettere in valigia qualcosa di Londra e dell’Inghilterra, cosa porteresti con te? 

La facilità con la quale puoi accedere a qualsiasi cosa e la scelta. Qua c’è sempre qualcosa da fare, una parte di Londra che non ho mai visto, una mostra, un musical oppure un nuovo ristorante con la cucina di qualche paese che non so nemmeno dove si trova nel mondo. Non ti serve una macchina, puoi raggiungere ovunque a qualsiasi ora del giorno e della notte. 

E penso porterei con me anche qualche abitudine non salutare”; per esempio il purè fritto o il burro sul pane. 

Qual è oggi, il tuo rapporto con l’Italia, e ogni quanto torni ad Adro? 

Sono all’estero da poco più di tre anni, casa per me è Adro anche perché in questi anni mi sono trasferita 7 volte! Volare da Londra a Milano non era difficile e tornavo ogni volta che volevo, ogni occasione è buona per tornare Natale, Pasqua, vacanze estive, lauree dei miei amici, l’anno scorso prenotai un volo per portare il mio ragazzo a vedere il Milano! Non mi piace perdermi gli eventi importanti per la mia famiglia e i miei amici e cerco di esserci. In più lavorando con i bambini ho parecchie vacanze durante l’anno e riuscivo ad organizzarmi bene e tornare spesso. 

Torniamo, per un attimo, all’attualità. Per molti nostri connazionali che si trovavano nel Regno Unito, il rientro in Italia per le festività natalizie del 2020 è stato un incubo in seguito al blocco delle partenze. Tu come hai vissuto questa situazione?


Io ho volato in Italia il giorno prima del blocco delle partenze, quindi sono stata super fortunata ma è comunque stato il Natale più strano e stressante. Le disposizioni continuavano a cambiare rendendo veramente difficile capire quale tampone sarebbe stato accettato. Quando sono finalmente arrivata in Italia e ho visto mia mamma all’aeroporto tutto lo stress se né andato. Il tampone fatto andava bene e non avrei dovuto fare l’autoisolamento. Fino al giorno dopo, quando dopo aver rivisto famiglia e amici dopo mesi la variante inglese è diventata più pericolosa, e quindi ho dovuto fare un altro tampone. Li ho avuto paura, avendo in mano un referto negativo del tampone fatto prima di partire avevo rivisto famiglia e amici in tranquillità ma se qualcosa fosse cambiato sarebbe stato un grosso problema. Ricevuto il referto negativo mi sono poi riuscita a godere il Natale in famiglia. 

Concludiamo con un ultima domanda. Cosa consigli a chi, indeciso sul proprio futuro, prova ad immaginare la sua vita lontano da casa?


Il consiglio che posso dare è molto semplice, tentar non nuoce! Dopotutto, si può sempre tornare indietro. Per quanto mi riguarda, ogni volta che torno ad Adro mi sembra di non essermene mai andata. Adro è sempre lì, ed è sempre uguale.  Tutti i cambiamenti fanno paura.

Bisogna solo essere disposti ad accettare qualche sfida che troviamo sul nostro percorso. Parlo di cose come essere da soli, la lingua, e le differenze culturali… ma come ho già detto si può sempre tornare indietro. Partire per andare all’estero, non è per tutti; così come rimanere ad Adro non è per tutti. I cambiamenti portano con sé sfide ma anche tante opportunità, e se la strada giusta non è quella giusta, si può sempre tornare a casa.

Vivi Franciacorta

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