Vivi Franciacorta: arte, cultura, territorio
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ANDREA ZAMPATTI, il richiamo della natura in ogni scatto

Andrea Zampatti è prima di tutto un uomo follemente innamorato della natura. Lo raggiungiamo giunto da poco da uno dei “Viaggi Fotografici” che organizza con appassionati nei luoghi più suggestivi del mondo.

“Per me fotografare è fissare un ricordo, la vera esperienza è il viaggio”.

Ciao Andrea, da dove è nata la tua passione per la fotografia?

La mia passione per la fotografia nasce per il mio innato amore verso la natura, in particolare per la montagna e gli animali selvatici che la abitano. Mi sono avvicinato alla fotografia per caso, durante un corso obbligatorio presso l’Accademia di belle Arti che ho frequentato.

In realtà avrei voluto fare il grafico; inizialmente i corsi proposti erano inerenti alla fotografia più commerciale; però da grande appassionato di natura appunto, ho deciso di acquistare una piccola macchina fotografica e iniziare a vedere cosa riuscivo a fare.
Era il 2007 quando acquistata una piccola reflex ho iniziato a fotografare gli animali; la mia prima fotografia fu quella di un piccolo airone vicino ad un fiume, poi ho provato a fotografare la fauna alpina come camosci e stambecchi.

Dopo solo due anni, grazie alla fotografia “Il moscardino”, mi sono, per così dire, imposto all’attenzione popolare. Uno scatto che mi ha fatto conoscere a livello internazionale e reso celebre su riviste e social network, dandomi la consapevolezza e lo sprone a insistere in quello che era diventato a tutti gli effetti un lavoro.

Qual è stato il luogo più incredibile che hai fotografato?

Ho visto talmente tanti luoghi incredibili che è difficile dirti qual è il più bello. Posso però confidarti che ho un grandissimo legame con la Lapponia finlandese nel periodo invernale, perchè a livello paesaggistico è davvero qualcosa di unico, forse anche per il fascino che provo per la neve ed il grande Nord, un luogo che ho eletto alla mia seconda casa. Il paesaggio che mi è rimasto più impresso si trova nel Parco nazionale del Sarek, che si trova in Lapponia svedese, un territorio montuoso pazzesco, super selvaggio, talmente selvaggio da essere
definito l’ultima wilderness d’Europa.

L’aurora nel Sarek

Non essendo fotografo paesaggista, io mi muovo per fotografare animali ed in particolare nel Sarek, ero andato per fotografare l’alce, che qui è molto simile a quella nordamericana, imponente e bellissima. Era autunno ed ero immerso in boschi di betulle gialle, davvero fantastiche.

Raccontaci un episodio curioso che ti è capitato durante un servizio fotografico

In natura è’ difficile avere incontri curiosi, più spesso momenti avventurosi o emozionanti. Forse l’incontro più curioso è stato proprio quello con il moscardino; mentre salivo verso il monte Guglielmo per una passeggiata ho sentito squittire in un modo mai udito prima; mi trovavo tra l’erba alta con dei fiori; lì ho trovato questo piccolissimo roditore selvatico che si nutre di more. Era talmente bello che ho pensato di fargli un paio di fotografie ed è uscito davvero con una posa simpaticissima, perfino sorridente!

Il moscardino, una delle fotografie più famose di Andrea

Uno degli incontri che ricordo con più emozione è stato quello con un bellissimo cervo. Io amo particolarmente fotografare i cervi, soprattutto nella stagione degli amori (il bramito). Mi trovavo in Vallecamonica e sentii questo bramito (un mix di muggito e ruggito). Ho deciso di attenderlo appollaiandomi nella radura. Magicamente il cervo è venuto verso di me fino ad essere talmente vicino da incrociare per un attimo che pareva un’eternità il mio sguardo. E’ stata un’emozione che definire magica sarebbe riduttivo.

Tu sei franciacortino, cosa ti piace di più del nostro territorio?

Amo molto la Franciacorta perchè mi permette di avere la natura a portata di mano e soprattutto vicino a casa; altresì amo anche andare in città per fruire di arte e cultura, più rare in provincia; perciò avere una situazione che mi consente di godere di entrambe le cose è davvero bello!

Io vivo accanto alle cascate di Monticelli Brusati, a Gaina e uscendo di casa posso passeggiare nella natura o volendo addirittura arrivare nei monti. Adoro la zona tra Monticelli ed Iseo perchè la natura è sopravvissuta alla cultura intensiva della vite.

Nonostante giri il mondo vedendo luoghi incredibili torno sempre volentieri a casa e passeggio sempre volentieri nei miei amati boschi.

Quale scopo ritieni di dare al tuo lavoro?

Fotografare un animale o un paesaggio in particolare si fa per vari obiettivi; il mio è l’esigenza di andar per boschi e cercare ciò che spesso è nascosto ai nostri occhi. Gli animali sono ovunque e popolano perfino le montagne vicino a casa. Vedere che la vita resiste anche in una zona così fortemente urbanizzata e popolata è un segno di speranza che ci fa capire quanto la natura è forte. La fotografia è l’atto finale di questo vagare per boschi.

L’atto principale è l’esperienza e la fotografia è il ricordo di questi momenti e anche un incitamento e un aiuto che voglio dare alla gente. E’ un messaggio di bellezza: far vedere che la bellezza e la natura esistono nonostante tutto. Se tutti noi persone comuni ci rendiamo conto di questa cosa e facciamo piccoli gesti quotidiani possiamo davvero cambiare il mondo. Le cose cambieranno se noi nel nostro piccolo cambieremo.
La natura è la nostra casa e noi viviamo grazie a lei perciò è tanto importante salvaguardarla.

Nella tua carriera hai vissuto grandi soddisfazioni, qual è il premio più importante che hai vinto?

Il Wildlife Photographer of the Year per la fotografia “Stambecchi”, un premio molto ambito tra noi fotografi naturalistici; sono stato premiato nella scorsa edizione! Purtroppo non ho potuto partecipare alla premiazione ufficiale a causa covid e devo dire che mi è dispiaciuto davvero molto perchè è un po’ il sogno di tutti i fotografi partecipare a questa cerimonia all’interno del British Museum di Londra! Attualmente questa immagine è esposta in mostra a Milano con le altre immagini premiate nel concorso.

La fotografia “Stambecchi”, premiata al “Wildlife Photographer of the Year”

Quali progetti hai in programma? Quali i futuri appuntamenti?

Gli ultimi due anni non sono stati il momento migliore per programmare nuovi progetti, l’emergenza covid ha colpito fortemente il mio lavoro, fatto di lunghi viaggi. Ora, mi preme riprendere a viaggiare con “Viaggi fotografici”, l’agenzia con cui accompagno gruppi di appassionati di fotografia in giro per il mondo a fotografare animali e paesaggi. Questo impegno mi permette poi di fare viaggi in cui parto da solo con uno o al massimo due colleghi fidati, in cui posso effettivamente sviluppare progetti personali.

Ora ho anche in programma la realizzazione di un libro, dedicato agli animali del grande Nord e delle nostre montagne ed attualmente c’è una mia mostra visitabile presso il Museo Bergomi di Montichiari. Si chiama “Un mondo nascosto”, e l’ho allestita con l’amico e fotografo Stefano Zanardelli. Sono ben 45 stampe fine art di ispirazione naturalistica che invito tutti ad andare a visitare.

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