STORIE DAL MONDO – Ercole, da maschera dell’OZ a tour manager a Berlino

STORIE DAL MONDO – Ercole, da maschera dell’OZ a tour manager a Berlino

Berlino, conosciuta durante alcuni viaggi e grazie ad amici bresciani, diventa, nel 2010, la nuova casa di Ercole Gentile. Originario di Gussago, il 39enne franciacortino, un passato come giornalista musicale per una famosa testata online, e maschera alla Multisala OZ decide di dare una svolta alla sua vita, e lo fa cercando la meta perfetta perché questa nuova vita abbia inizio.

A convincerlo della perfezione di questa meta, la vivacità, la ricchezza culturale e il night-life. E dopo i primi 10 anni, il bilancio è positivo.

Sappiamo che hai lasciato Gussago per trasferirti in Germania, destinazione Berlino. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

Da Gussago, prima mi sono spostato a Brescia, dove ho vissuto 5 anni in centro storico, e poi nel 2010 mi sono trasferito a Berlino.

Avevo voglia di fare un’esperienza nuova e per il settore musicale nel quale lavoro, Berlino era la meta perfetta dove provare a vivere: per la sua vivacità, per la sua ricchezza di offerta culturale e per la sua “night-life”. Inoltre alcuni amici bresciani si erano trasferiti qui un anno prima ed avevo avuto modo di venire spesso in viaggio, con il risultato di sentirmi davvero bene.

Oltre alla famiglie ed agli amici, cosa ti è dispiaciuto lasciare quando hai preso la decisione di partire?

Diciamo che i primi anni sono stato risucchiato dalla vitalità della città ed ero molto concentrato sul viverla appieno, anche se ovviamente mi mancavano gli affetti, ed avevo ancora una parte del mio lavoro a Brescia. Ma Ryanair ha reso il tutto più semplice, potendo tornare spesso a fare visita o incontri di lavoro.

Una cosa che mi è mancata oltre agli affetti sono state le colline, anche solo vederle all’orizzonte (qui è tutto piatto), e il suono delle campane, che per me fa tanto casa, avendo sempre vissuto non lontano da chiese.

Poi, come capita spesso a chi vive fuori, dopo qualche anno ho avuto dei momenti di nostalgia più forti; talvolta capita di avere dei periodi di crisi che ti fanno vacillare e pensare alle tue radici, ma poi si ricaricano le pile e si riparte.

Quindi, usando un termine più sudamericano che europeo, possiamo dire che anche i franciacortini all’estero soffrono di “saudade”. Qual è il segreto per ricaricare le pile e andare avanti?

Si, credo sia normale avere talvolta nostalgia della propria terra d’origine. Il segreto è quello di avere sempre un obiettivo per restare nel posto dove si è scelto di vivere, che sia lavorativo, affettivo o
sociale, non importa, ma quando quella domanda scatta nella testa (“Che ci faccio qui?”), bisogna avere una risposta pronta. Questo aiuta a rimettersi in carreggiata. E poi cercare di tornare ogni tanto per riassaporare i profumi di casa ed abbracciare gli affetti, insomma fare il carico di belle emozioni.

In quasi dieci anni lontano dalle tue origini, sicuramente il tuo bagaglio di ricordi ed emozioni si sarà arricchito. Qual è il tuo ricordo più significativo?

Quando penso che sono già più di dieci anni che sono partito mi sembra assurdo, anche se poi, in effetti, il mio bagaglio di esperienze e di ricordi è molto ricco.

Un ricordo particolare è sicuramente il concerto che ho organizzato nella capitale tedesca con Carmen Consoli per l’Italia Film Festival di Berlino. In quel momento ho pensato che se qualche anno prima mi avessero detto che, arrivato qui da perfetto sconosciuto, sarei riuscito lavorando solo ad organizzare un concerto così importante e coronare uno dei miei sogni non ci avrei creduto.

Di cosa ti occupavi quando eri in Italia, e di cosa ti occupi oggi?

In Italia, prima di partire, ero giornalista musicale per Rockol.it, un’importante testata on-line che si occupa di musica, avevo un mio piccolo ufficio stampa musicale e lavoravo part-time come maschera alla Multisala Oz/Wiz di Brescia.

Il primo periodo a Berlino ho continuato a fare il giornalista ed ufficio stampa per l’Italia, oltre a diventare direttore artistico del MusicalZOO Festival in Castello a Brescia. Arrotondavo facendo “facility management” per appartamenti turistici per l’agenzia italo-berlinese “Case a Berlino”.

Poi, piano piano, ho iniziato ad organizzare concerti con artisti italiani della scena indipendente con il mio socio dell’epoca, Valerio Bassan. I primi furono i Marta sui Tubi e i Ministri, poi Valerio è tornato in Italia ed io sono andato avanti con diversi partner fino al concerto di Calcutta che ho organizzato nel dicembre 2019.

Parallelamente ho studiato il tedesco ed ho iniziato a lavorare come tour manager per il pianista neoclassico Federico Albanese, milanese di base a Berlino, con il quale ho girato mezzo mendo e grazie al quale ho conosciuto l’agente Ralf Diemert dell’agenzia Von Der Haardt, per la quale oggi ho il piacere di lavorare sia come agente che come direttore di produzione.

Concerto di Calcutta a Berlino

Io penso che nella vita nulla sia casuale ed il contatto con te, professionista nel mondo della musica, è avvenuto proprio mentre in Italia sta per iniziare il Festival di Sanremo. Che riscontro ha questa manifestazione in Germania, e qual è il rapporto dei tedeschi con la musica italiana?

In Germania Sanremo ha una nicchia di appassionati da cui viene seguito con grande attenzione e passione. Fa parte di quella parte di cultura italiana “classica” e se vogliamo anche un po’ stereotipata a cui alcuni tedeschi più adulti sono affezionati. La musica italiana in Germania è
molto rispettata e credo che a parte artisti storici del pop italiano come Eros Ramazzotti, Gianna Nannini o Zucchero che qui sono idolatrati, se si lavorasse maggiormente sulla nuova musica italiana in termini di promozione sul territorio tedesco, sono convinto si potrebbero avere dei
risultati sorprendenti.

La Germania e il lavoro. Com’è la situazione lavorativa a Berlino, e come viene accolto uno “straniero” in cerca di lavoro?

Diciamo che Berlino è molto adatta per alcuni tipi di lavoro, in ambito culturale ed artistico, delle start-up tecnologiche e della gastronomia. E’ una città (almeno pre-covid) sempre viva, attiva 24 ore su 24, e molto adatta a questi settori.

Per altri ambiti, ad esempio l’industria, Berlino non è il posto adatto; meglio andare nella Germania più ricca, quella dell’Ovest, dove sicuramente il lavoro non manca e le condizioni economiche sono molto buone.

Berlino, tendenzialmente, è una città molto aperta che ha fatto dello straniero la sua forza, e della sua multiculturalità la sua caratteristica. Nel resto della Germania, magari nelle piccole città, essere accettato nella comunità come straniero, può essere un percorso più lungo e difficile, anche se non mancano programmi di integrazione, soprattutto a livello linguistico.

Quali progetti avevi quando sei partito, e quali sono i tuoi progetti futuri?

Quando sono partito il mio unico progetto era fare un’esperienza nuova in una città che mi aveva colpito. Non sapevo quanto sarei rimasto, anche il piano era di restare per un po’. Dopo 10 anni e mezzo, sono ancora qui.

In questo periodo di Covid, parlare di progetti futuri, soprattutto nel mio settore, non è semplice, Ma sono ottimista per natura, quindi spero di riuscire a lavorare ad un livello sempre più alto qui a Berlino, e chissà, magari tra qualche anno, non mi spiacerebbe portare la mia esperienza al servizio della mia terra d’origine. Ma solo se ci saranno le condizioni giuste, altrimenti rischierei di pentirmene.

Com’è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?

Diciamo che la vita della grande città è differente dalla vita della provincia. Da noi le cose sono più spontanee, ci si ferma al bar a bere un caffè e si incontrano gli amici, ci si ferma a fare due chiacchiere dal fornaio, ecc. Qui non è così. Si pianifica molto di più; difficilmente ci si incontra casualmente con gli amici, anche perché la città è molto grande e quindi bisogna mettere in conto anche gli spostamenti.

Raccontaci qualche curiosità su Berlino e sulla Germania?

Berlino è oramai una città cosmopolita, anche se in realtà ha ancora un suo lato più genuino e “alla buona”, che oramai conoscono solo quelli che vivono qui da tanto e, soprattutto, che si ritrova in quelle zone meno frequentate dai turisti. Sulla Germania posso dire che avendo avuto l’opportunità di girarla parecchio in tour, credo che spesso sia davvero sottovalutata; ha delle zone davvero belle.

Uno dei miei luoghi preferiti è l’isola di Rügen, sul Mar Baltico, dove sono stato un paio di volte in vacanza con la mia compagna e mi sono trovato molto bene: tranquillità, fresco, boschi incredibili, spiagge lunghissime e poco affollate, e birra buonissima. Certo, non è paragonabile con il Mediterraneo, però ha il suo fascino.

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?

Quando torno sono di base a Gussago, dove vivono i miei genitori. Cerco di farmi sempre un giro sulle colline, adoro salire alla Santissima o al Santuario della Stella, e quando riesco salgo anche a Civine o Brione. Insomma, quando sei lontano dai un altro valore ai luoghi dove sei cresciuto e forse riesci a vederci più bellezza di quanta ne riesca a vedere chi tutti i giorni ce l’ha sotto gli occhi.

E se potessi portare qualcosa di Berlino in Franciacorta, cosa porteresti?

Ti dico tre cose. I mezzi pubblici, capillari e puntuali, le piste ciclabili e l’offerta culturale. Invece a Berlino porterei le colline, il vino e gli affetti.

Parlando del tuo lavoro, hai accennato anche al Covid. Ad un anno dall’inizio della pandemia, com’è stata gestita la situazione in Germania? Quali differenze con la gestione italiana?

Qui entriamo in un discorso molto lungo. In Germania, tendenzialmente, la situazione è stata gestita bene, almeno dal punto di vista dei rimborsi alle attività e degli aiuti sociali. Anche qui c’è stata una mancanza di strategia e di adeguamento della medicina di territorio e degli ospedali. In generale, però, posso dire che i media in Germania hanno cercato di tenere toni più tranquilli e non aizzare il panico nella popolazione, cosa che, purtroppo, non ho riscontrato in Italia. Inoltre, anche qui, non sono mancate le critiche, a volte molto forti, nei confronti delle istituzioni quando queste hanno sbagliato o non hanno mantenuto le promesse fatte.

Ora, grazie ad una pressione costante dell’opinione pubblica, pare che verranno introdotti test rapidi fai da te, per consentire alle attività chiuse da mesi di riaprire progressivamente, parallelamente alla campagna che anche qui purtroppo prosegue a rilento.

Come sono ad oggi i tuoi rapporti con la Franciacorta? E, prima del Covid, ogni quanto tornavi nella tua terra d’origine?

Prima del Covid, tornavo ogni due mesi circa; ora, invece, non torno da luglio. Una situazione questa che mi fa sentire molto la mancanza della mia famiglia, ma anche della mia terra e dei miei amici storici. Ma come ti dicevo prima, sono ottimista per natura e sono convinto che a breve la situazione migliorerà.

Vivi Franciacorta

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