STORIE DAL MONDO – Alessandro Lancini, Australia: la mia America.

STORIE DAL MONDO – Alessandro Lancini, Australia: la mia America.

Tutto comincia con la A; Alessandro, avi, anniversario, America ed Australia. Cinque elementi collegati tra di loro, che oggi sono il filo conduttore del protagonista di questo racconto.

Alessandro incontra l’Australia, per la prima volta, a cavallo tra il 2002 ed il 2003, quando l’azienda per cui lavorava l’ha inviato nella terra dei canguri per fare un’indagine di mercato. E cogliendo la palla al balzo, nello stesso periodo, ha approfittato di quell’occasione per conoscere tutti i suoi parenti australiani.

Oggi, ci racconta il suo percorso e quello dei suoi avi, iniziato esattamente cento anni fa. Ci parla della sua vita, ne confronta lo stile con quello Italiano, tra le curiosità cita la guerra alle sigarette. E non manca un pensiero per gli amici rimasti in Italia, ai quali dice: “Ho trovato l’America, ma si chiama … Australia!” 

Sappiamo che hai lasciato Rovato per l’Australia; quale città è diventata la tua nuova casa?

Sono arrivato a Cairns, nel nord del Queensland, sulla costa est, nel 2006… e ci sono venuto con l’idea di restare.

A che età hai deciso di partire, e cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

Sono partito nel 2006, ed avevo 28 anni. Ma non era la prima volta che atterravo in Australia, perché l’esperienza che mi ha cambiato la vita l’ho vissuta sempre qui, tra novembre 2002 e marzo 2003, quando l’azienda per la quale lavoravo, una ditta di Montisola, mi ha mandato qui a fare delle indagini di mercato cercando allo stesso tempo nuovi clienti. Così, presa questa decisione, l’azienda mi ha formato in modo che io potessi venire qui con le competenze necessarie per verificare le possibilità di espandere il loro mercato estero, aumentando anche le vendite. Ma questi 4 mesi mi hanno anche permesso di girare il continente, di conoscere tutti gli zii ed i cugini che avevo qui, ma anche di scoprire le infinite possibilità che c’erano qui e che in Italia non avevo mai notato.

Avendo usato il verbo “conoscere” suppongo che loro siano nati qui in Australia. E’ corretta la percezione che ho avuto?

Si, è corretta. La storia della mia generazione qui in Australia comincia nel lontano 1921 quando uno alla volta i 5 figli del mio bisnonno Francesco, 4 maschi ed una femmina, sono partiti da Rovato verso questa nuova destinazione. Nel ’39 li ha seguiti anche la sorella di mia nonna, che si è trovata fuori casa, con un figlio ancora in fasce che il padre biologico non aveva voluto riconoscere.

Entrambe le famiglie hanno vissuto la maggior parte della loro vita a Ingham, un paesino nel nord del Queensland, a circa 200 chilometri a sud di Cairns.

Dopo questi 4 mesi che ti hanno cambiato la vita, com’è stato il tuo rientro in Italia?

Quell’esperienza mi ha aperto gli occhi; ho cominciato a vedere cosa che prima non vedevo. Tutto ad un tratto mi sono trovato a notare le differenze, mi dava fastidio il comportamento della gente, mi annoiavano i soliti discorsi da bar, non tolleravo la politica, il precariato ed il lavoro. Davanti ai miei occhi, tutto era grigio; non riuscivo più a trovare la mia strada. Ero sempre arrabbiato, irrequieto, apprensivo. Dal mio rientro sono stati tre anni pesanti, con un solo tarlo in testa. Sentivo una voce dentro me che mi diceva di andare, di mollare tutto e di ricominciare da zero. Avevo questo chiodo fisso che mi ha allontanato dagli amici e, forse, dalla realtà. Forse stavo solo esagerando, e non era tutto così male. Forse avrei dovuto fare qualche tentativo in più, accettare qualche compromesso, adeguarmi a quella realtà così diversa da quella che avevo vissuto in Australia.

In questo periodo così grigio, nemmeno un raggio di sole?

Niente. Ho provato a migliorare la mia situazione cambiando diversi lavori e fidanzate. Ho preso una moto per vedere se la compagnia di una due ruote poteva aiutarmi in qualche modo… Nulla da fare; una batosta di qui, una delusione di là. Ed alla fine sono caduto in depressione, tant’è che, con un lavoro che non mi piaceva ed una vita che mi stava stretta, sono andato da uno psicologo. E dopo qualche seduta ne è uscito che la cura a tutto questo coincideva proprio con la realizzazione del mio sogno. Ed il percorso non era così difficile come pensavo. Volevo andarmene, e per stare meglio, dovevo andarmene. O perlomeno, non avendo nulla da perdere oltre alla stessa possibilità di provarci, dovevo rischiare. Niente da perdere, niente legami, niente figli, niente debiti; ero libero di scegliere, libero di provarci. E così arriviamo a marzo del 2006, con il cuore pieno di speranza ed un biglietto in mano, sono partito. La mia vita era già cambiata ma ancora non lo sapevo.

Sicuramente in questo periodo lontano da casa avrai provato tante emozioni! Qual è stato il tuo ricordo più significativo da quando sei in Australia?

Di emozioni in questi anni, ne ho provate tante. La diretta dei mondiali quando l’Italia ha sconfitto la Francia ascoltata al mattino presto mentre lavoravo su un trattore. Ma il ricordo più bello, rimane quello di aver guidato un camion con rimorchio per circa 15 chilometri su uno sterrato, in compagnia di mio cugino Andrew; un ricordo che porterò sempre con me. Un altro tassello in questo puzzle dei ricordi è il viaggio in moto, in solitaria, da Sydney a Ingham del 2007.

Sei riuscito ad ambientarti velocemente in questa nuova realtà?

Per ambientarmi bene, mi ci è voluto circa un anno. E sin dai primi giorni ho trovato supporto e aiuto da tutti, in particolare proprio da mio cugino Andrew, che mi ha aiutato a trovare lavoro, ad imparare la lingua, a cercare casa, comprare la macchina… oltre ad aver condiviso con me uscite, compagnie, gite. Gli devo molto anche perché mi ha accolto come un figlio e mi ha aiutato a sentirmi a casa.

Quali progetti avevi quando sei partito, e quali sono i tuoi progetti futuri?

Quando sono arrivato il mio unico progetto era quello di lasciarmi alle spalle l’Italia e tutto il marciume che avevo iniziato a vedere al mio rientro dopo quei quattro mesi; gli scandali, la politica con i suoi protagonisti ed i loro processi. Volevo dimenticare il mio paese; a quei tempi, a Rovato, mi sentivo in gabbia, era come se stessi soffocando lentamente. Non trovavo una strada da seguire, tutto mi sembrava grigio e noioso. Lavoravo, ma quello che guadagnavo mi bastava a malapena per coprire le spese. E per fortuna vivevo ancora con i miei genitori. E per portare a compimento quel progetto avevo bisogno di avventure e spazi infiniti che avevo già assaporato e che erano qui ad aspettarmi. Per il futuro, invece, il primo progetto e terminare di pagare il mutuo per il quale mancano circa 3 anni. E poi acquistare un carrello tenda per andare in campeggio con la famiglia, e riuscire a godermi la vita. Ed ancora viaggiare tutti gli anni verso destinazioni esotiche e riuscire ad investire per garantire un futuro alla famiglia.   

Come è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?

Per l’esperienza che ho io, la vita qui in Australia è fantastica, e le principali differenze con quella italiana sono lo stile di vita e le possibilità che questa terra offre. Qui la gente è più allegra e cordiale, e Cairns è un posto bellissimo dove vivere e far crescere i figli. Le differenze sono abissali; tutto è pulito e in ordine: aiuole, strade, parchi, giochi per i bambini. Ci sono bagni pubblici e aree barbecue  gratuite ovunque.

Dal tuo racconto sembra che qui la vita sia più stimolante.

Potrei parlare per ore raccontandoti l’Australia, con le sue attività tramite le quali è possibile fare sempre nuove amicizie, e con le sue infinite opportunità. Una terra dove il lavoro è meglio retribuito e molte cose costano meno che da noi, e la paga arriva ogni due settimane; può sembrarti lo stesso, ma ti posso assicurare che ti cambia la vita, rendendola più facile e più gestibile. Tasse e burocrazia che, rispetto all’Italia, sembra davvero di essere su un altro pianeta.

Raccontaci qualche curiosità sull’Australia e sulla località in cui ti trovi!

Una curiosità? La guerra alle sigarette iniziata una quindicina di anni fa con aumenti annuali del prezzo di vendita, e la conseguente riduzione di ambienti in cui poter fumare. Oggi, con un pacchetto che costa circa 30 euro, hanno ridotto drasticamente il numero dei fumatori salvaguardando anche le nuove generazione dove i fumatori sono molto pochi. E ti dico questo da ex fumatore che ha smesso da 10 anni. E quando torno in Italia mi sorprendo ogni volta di come la gente fumi ancora senza rispetto; nei parchi, in spiaggia, di fronte ai bambini che giocano…

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?

Uno dei miei posti preferiti, le torbiere e tutto il panorama che le circonda.

Quali sono i tuoi rapporti con la Franciacorta, e ogni quanto torni?

Torno ogni quattro o cinque anni, ed è sempre bello vedere i posti dove sono cresciuto. Purtroppo, ancora oggi, non riesco a fermarmi più di due settimane, perché già guardando fuori dai finestrini durante il tragitto da Malpensa a Rovato mi passa tutta la nostalgia e mi viene voglia di tornare indietro. Oramai Cairns e casa mia.

Se potessi portare qualcosa dell’Australia in Franciacorta, cosa porteresti?

Porterei sicuramente la burocrazia, anche se sono sicuro che in poco tempo riuscirebbero a rovinarla.

E della Franciacorta in Australia?

Anche se sono ottimi pure qui, ogni volta che rientro in Italia metto tra i miei bagagli per il ritorno anche qualche bottiglia di vino.

Parlando di attualità, come hai vissuto e come è stata gestita questa pandemia in Australia?

 Penso che la situazione in generale sia stata gestita molto bene e, ancora una volta, l’Australia si è dimostrata un paese attento gestito da persone competenti. Bloccati da subito i voli con l’estero, imposti lockdown intelligenti e soprattutto mirati, e multe molto salate. Addirittura c’è gente che è stata messa in prima pagina sui giornali, per non aver rispettato le disposizioni. E di grande aiuto è stato anche il “contact tracing” che ha permesso di individuare tempestivamente tutti coloro che sono stati a contatto con dei positivi. La mortalità è stata bassa, un morto ogni trenta casi accertati. Poi il governo ha stanziato subito dei fondi per tutti quelli che potevano dimostrare di essere in difficoltà, permettendo all’economia locale di non morire ma, al contrario, di vivere dei picchi soprattutto in alcuni settori.  

Quali sono le categorie che hanno vissuto questo boom?

 
Due delle categorie che ne hanno beneficiato, e che hanno viaggiato in parallelo, sono quella del turismo e quella dell’automobile; c’è stato un incremento delle vendite di camper e fuoristrada… Non da meno è stata la vendita di automobili, il boom del mercato immobiliare e dell’edilizia con le numerose ristrutturazioni.

A te invece come è andata?

 Fin troppo bene, direi. Con il lavoro non sono stato mai fermo perché la ditta dove faccio l’apprendista adulto nella manutenzione degli aerei, ha visto il lavoro aumentare a dismisura. E per quanto riguarda l’economia familiare, oltre al mio stipendio, mia moglie che non lavora da cinque anni ha avuto accesso ad alcuni benefici e ci hanno aumentato l’importo dell’assegno familiare. Una manna dal cielo che ci sta permettendo di pagare il mutuo più in fretta del previsto.

A cosa pensi oggi?

 Penso agli immigrati che conoscevo in Italia ed alle situazioni che hanno vissuto. Penso ai miei amici e alle loro prospettive. Penso a quante volte mi è stato chiesto, quando hanno saputo della mia partenza per l’Australia, “se pensavo di trovare l’America”. A tutte queste persone posso rispondere che io l’America l’ho trovata davvero, ma si chiama … Australia.

Vivi Franciacorta

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