ANGELO VALLI, L’ANIMA A COLORI

ANGELO VALLI, L’ANIMA A COLORI

Angelo Valli è nato a Chiari nel 1956, vive e lavora tra Castelcovati – dove è cresciuto ed ha le sue radici esperienziali e affettive più antiche – e Brescia. Dopo il diploma di scuola superiore, conseguito negli anni settanta all’Istituto Tecnico Industriale “Benedetto Castelli” di Brescia, ha operato un fondamentale viraggio di interessi  formativo/lavorativi  laureandosi in psicologia e specializzandosi in psicoterapia psicoanalitica. La pittura accompagna l’autore dall’età di 17 anni e rappresenta per lui un’esperienza creativa, espressiva, professionale ed estetica irrinunciabile al pari dell’esperienza come psicologo psicoterapeuta.

Quando hai iniziato a dipingere? Perché?

Ho iniziato a 17 anni, carico di tensioni adolescenziali, per necessità espressive e desiderio di sondare, rappresentare, comunicare in forme mediate aspetti complessi e profondi della mia vita a quell’età.

Da dove nasce la tua passione per la pittura?

Direi che per me la pittura diventa fondamentale compagna di vita dai diciotto/vent’anni, quando ho capito che non potevo farne a meno, che lo stanzone allestito per me da mio padre nel grande seminterrato di casa alla fine degli anni settanta, era diventato una sorta di luogo magico dove potevo trascorrere ore e ore speciali a dipingere su carte, cartoni, tele, grandi fogli di compensato. Riscontravo anche i primi successi, giudizi positivi sulla mia produzione estetica. Quella grande stanza era per me un rifugio, una fucina, un laboratorio, un luogo di incontro e di riflessione, di costruzione della mia identità profonda, di recupero e compensazione delle mie fragilità, di pace dai conflitti interni e di puro piacere per la pittura.

A.Valli _ Mare Dentro_ 2011 olio su tele assemblate Cm 60 x 200

Negli anni settanta, dopo il diploma di scuola superiore, mi ero iscritto a Psicologia all’Università di Padova; durante gli anni dell’università ho fatto l’istruttore di nuoto, l’insegnante supplente nella scuola media: attività lavorative, incontri, che hanno alimentato il mio modo di intendere la vita e l’espressione artistica. Recuperavo poi, negli studi universitari, il valore delle esperienze infantili e della creatività, cominciavo a capire che la gestualità e l’uso del colore che mettevo in pittura avevano radici profonde e rappresentavano modi mediati, possibili, di comunicare una sorta di ogni mio/nostro “paesaggio interno”.

Angelo Valli Jewels Progetto per tappeto realizzato in Iran 1997-2000 matita e acquerello su carta

Mi sono laureato in psicologia clinica (applicativa) con una tesi in psicologia dell’arte e successivamente specializzato in psicoterapia psicoanalitica. Gli studi in questo ambito hanno contribuito a confermare il mio interesse ad andare oltre ciò che appare; anche in pittura la scelta astratta, informale, dopo i primi anni di figurativo stilizzato, mi ha concesso e mi concede una sorta di libero accesso all’inconscio, alle emozioni, tramite associazioni libere di idee, sensazioni, percezioni che sono Il terreno dentro il quale mi muovo in pittura sia in forme gestuali, “energetiche”, sia con soluzioni più “silenziose”, medidative. La passione per la pittura, la certezza che era una mia strada da percorrere, è andata via via rafforzandosi attraverso l’incontro e il confronto con alcuni amici artisti che avevano frequentato l’Accademia di Brera, e con altri artisti che, come me autodidatti, nutrivano il mio stesso interesse e realizzavano proprie originali produzioni. Con loro e con un amico, importante collezionista di arte contemporanea, ho costruito i miei ponti fondamentali con la storia dell’arte, soprattutto dell’arte del novecento, riconoscendo gli artisti, le correnti, le matrici estetiche e culturali alle quali ancora oggi mi riferisco per connotare storicamente il mio lavoro in pittura.

Quali artisti e movimenti della storia dell’arte hanno inciso sulla tua formazione?

Moltissimi artisti e alcuni movimenti dell’arte contemporanea, tra questi l’espressionismo, l’informale europeo, l’action painting americana, il color field painting. Tra gli artisti, per motivi diversi: William Turner, Paul Klee, Jean Fautrier, Wols, Lucio Fontana, Karel Appel, Tancredi Parmeggiani, Afro Basaldella, Gastone Novelli, Alberto Giacometti, Antoni Tàpies, William De Kooning, Franz Kline, Yves Klein, Sam Francis, Helen Frankenthaler, Mark Rothko, Cy Twombly.

Angelo Valli Fammi una Domanda d’Amore 2003

Una tua opera a cui sei particolarmente affezionato?

Ci sono diverse opere da cui non mi separo, fanno parte della mia collezione privata.

Fra queste “Piombo e Nuvole” del 2011 e “Giallo e blu Blu e giallo/Non ti scordar di me” del 2016. Entrambe mi hanno impegnato molto, diverse ore di lavoro e continui ripensamenti, anche fatica fisica date le dimensioni (rispettivamente cm 200×150 e cm 150×210) entrambe contengono sensazioni antiche, emozioni e memorie di cielo, acqua, terra, fiori .

“Piombo e Nuvole” mi solleva in volo, fra le nuvole, ma allo stesso tempo mi riporta, con uno sguardo dall’alto alla pietra (posta sul fondo in prossimità di ponticelli o di piccole chiuse lungo i canali irrigui) levigata dall’acqua che scorreva nei fossi della mia infanzia; anche “Giallo e blu Blu e giallo/Non ti scordar di me” è un omaggio intimo alle esperienze e agli affetti della mia infanzia, mi ricorda la natura della campagna bresciana durante il rito notturno di irrigazione dei campi (mi piaceva molto); quest’opera ha per me una natura struggente, notturna, acquosa, nostalgica, magica: mi cattura e mi fa entrare ogni volta in una dimensione altra: io sono ancora lì, felice con mio padre, in quel campo irrigato, con i piedi immersi nell’acqua e nell’erba, sento voci di altri bambini e il frinire dei grilli, ed è una splendida notte d’estate.

Angelo Valli Giallo e blu Blu e giallo Non tiscordar di me_, acrilico su carta intelata, 2016, cm 150x210_IMG_0825 2 2

Quale la critica più severa che ti è stata rivolta e quale la più positiva?

Mi ricordo una situazione particolare dove più che la critica per il mio lavoro in sé prevalse secondo me il giudizio sull’età e qualche stereotipo. Anni fa, credo fine anni ’90, azzardai un appuntamento con una nota galleria di Milano che trattava arte contemporanea, per presentare il mio lavoro. Mi accolse la figlia del titolare, in quegli anni era lei che curava una sezione chiamata artisti “outsider”. Mostrai alcune opere su carta che avevo portato con me

In una cartella che avevo preparato con cura e fotografie di altre mie opere. La signora mi disse che apprezzava il mio lavoro, ma che le risultava un po’ “datato”, ancorato alla pittura informale e astratta degli anni ’50, mentre loro stavano cercando nuove forme espressive. Associò la mia pittura a quella di alcuni artisti storicizzati e la cosa mi fece comunque piacere, poi mi mostrò un paio di opere (una sorta di luna park schizzato a colori vivaci su una piccola tela con bombolette di vernice spray, un disegno tipo guerre stellari con vari ufo robot) di, secondo lei, giovani talenti. Le nostre strade serenamente si divisero “Si tenga comunque in contatto” mi aveva detto salutandomi; io ringraziai ma mi guardai bene dal rifarmi vivo: troppo diverse le prospettive culturali ed estetiche che avevamo.

Il giudizio critico più positivo che ricordo è quello di mia madre, persona da sempre poco avvezza a fare complimenti ai suoi figli, in occasione dell’inaugurazione di una mostra del 2012 a Brescia, dove era presente nonostante l’età avanzata. “Video – intervistata” (a mia insaputa) da un amico che le chiedeva di dare un giudizio sull’opera “Piombo e Nuvole” disse che quel quadro la rasserenava, che non capiva il perché, ma questo era. Un approccio empatico all’opera, quello di mia madre, quella volta in piena sintonia col mio sentire.

A.Valli Là dove il confine del mare nascono fiori il pensiero è bianco il sogno come betulla 2001 olio su tela juta Cm 100 x 143,5 IMG_6787

Cosa rappresenta per te questo momento storico? Durante il lockdown quali emozioni hai riversato nelle tue opere?

E’ sicuramente un momento storico difficile per tutti noi. Gli effetti della pandemia sul nostro corpo e sulla nostra mente sono evidenti, anche se si tende in generale, un po’ ovunque a dare poco spazio all’ascolto di cosa ci sta succedendo. Durante il primo lockdown ho prodotto opere di piccole dimensioni, direi rivedendole che ho cercato la luce nel buio della situazione, sono opere fatte di puro colore, dove sono prevalsi il colore blu e i verde scuro, con piccoli tratti di colore rosso e giallo, come piccole tracce di fiori notturni nascenti; ho pensato alla speranza, a una mostra che potesse poi raccogliere questi piccoli lavori presentati un giorno come fossero ex voto, frammenti colorati utili a ricomporre i dialoghi interrotti, potenti sintesi di silenzi, di attese, di transiti esistenziali.

A.Valli Come petrolio 2016 olio su tela Cm 30×40

Potresti descrivere il tuo modo di fare arte? La costruzione dell’opera?

Come ho già detto in un’altra intervista è una fluida, ogni volta diversa, “magica” costellazione emotiva-cognitiva a guidare il processo di produzione – singolo o seriale – dell’opera; considero l’opera finita quando la riconosco, forse quando le do un nome, o quando realizzo coi colori, il gesto, la scrittura, un certo “paesaggio interno” che avvia vecchie o nuove connessioni sensoriali ed estetiche.

Quali i prossimi progetti?

Quest’anno è difficile per la situazione pandemica progettare mostre, sono comunque in attesa di due eventi per me importanti legati all’editoria di settore: l’uscita in stampa di due volumi sull’arte e gli artisti dove avrò un mio spazio d’artista sia iconografico che critico. Il primo volume, che dovrebbe uscire in stampa a marzo è l’annuario “Artisti ’21” di Mondadori, l’altro che è previsto in stampa per il dicembre 2021 è l’”Atlante dell’Arte Contemporanea” della casa editrice De Agostini. Sto maturando per il 2022 l’idea di un’altra mostra in Franciacorta in uno spazio che abbia (di nuovo) le caratteristiche dei “luoghi dell’anima”, in dimore storiche di pregio architettonico e culturale, dove poter collocare le opere interagendo con il contesto e far così dialogare fra loro lo storico e il contemporaneo. Così è stato nelle mostre, dal 2014 ad oggi, che mi piace ricordare svolte in questa terra di Franciacorta: “Dove in-certi confini” nelle stanze diPalazzo Secco d’Aragona, nel 2014 a Bornato;  “Finis Terrae” e “Diverse impronte”nel 2015 e 2016 in Castello Quistini a Rovato; “Percepire l’oltre”, del 2018allestita nel Museo della Città di Chiari, a Chiari.

A.Valli Jazz splash 2015 tecnica mista su cartoncino cm 30 x40 IMG_5023

Vivi Franciacorta

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